PER QUALE MOTIVO DOVREI DONARE IL MIO SANGUE?
Donare il proprio sangue significa poter salvare vite umane mettendo a disposizione della collettività uno strumento di insostituibile solidarietà umana. Donare sangue è un atto volontario e non retribuito, che fa appello al nostro senso civico di aiuto verso chi ne ha bisogno. Tuttavia, in Italia attualmente non è stata ancora raggiunta l’autosufficienza nazionale: esistono ancora profondi squilibri tra le diverse Regioni del nostro Paese nella raccolta del sangue per cui il divario fra la raccolta e il reale bisogno non trova compensazione e ci si trova spesso in uno stato di emergenza e di carenza di scorte, pertanto la tua donazione potrà contribuire a sanare questo divario.
NON MI IMPORTA DONARE; TANTO SE HO BISOGNO CI PENSA L’OSPEDALE!
Il sangue umano è un “bene” che, fino ad oggi, malgrado le notizie circolanti sullo stato delle ricerche, è “prodotto” esclusivamente dall’organismo, pertanto nessuna struttura ospedaliera è in grado di assicurare alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei donatori; per lo stesso motivo, la disponibilità del “bene sangue” non dipende dal mercato, quindi non ha un prezzo economico. Per questi motivi lo Stato non può che affrontare il problema – e deve farlo – con campagne di sensibilizzazione verso la popolazione e creare gli strumenti normativi per garantire la massima sicurezza e l’ottimizzazione del sistema trasfusionale in tutte le sue articolazioni.
QUANDO L’AVIS SELEZIONA I DONATORI, PRENDE TUTTI PER FARLI DIVENTARE DONATORI?
Chiunque abbia compiuto i 18 anni di età ed abbia un peso corporeo non inferiore ai 50 kg può presentarsi presso la propria sezione AVIS comunale e chiedere di iscriversi all’Associazione. Chiaramente questi requisiti non sono sufficienti a far sì che chiunque lo voglia diventi automaticamente un donatore. Una volta iscritto, il candidato donatore verrà sottoposto ad un colloquio e ad una visita medica con un Medico del centro trasfusionale e ad accertamenti di tipo diagnostico e strumentale per accertare se vi siano delle controindicazioni alla donazione. Questa procedura di individuazione dei candidati compresi i criteri di esclusione alla donazioni è stabilita dal Decreto del Ministro della Sanità 3 marzo 2005 “Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue e di emocomponenti”. Tutto ciò al fine di garantire nel miglior modo possibile la salute sia del donatore sia del ricevente.
DONARE SANGUE FA MALE?
Per un adulto sano, che si sottopone regolarmente alle valutazioni di idoneità, la donazione non comporta alcun rischio. Esistono precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue: la quantità del sangue che viene sottratta mediamente ad ogni prelievo è minima ed è stabilita in 450 centimetri cubi più o meno il 10%, e comunque in percentuale inferiore al 15%, pari a circa il 10% del sangue presente nell’organismo umano. L’intervallo tra una donazione di sangue intero e l’altra non deve essere inferiore a 90 giorni. La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a 4 nell’uomo e a 2 nelle donne in età fertile. I controlli e le visite periodiche costituiscono inoltre medicina preventiva, a tutela dello stato di salute generale del donatore.
DONARE SANGUE NON FA MALE ALLE DONNE CHE SONO GIÀ SOGGETTE ALLA PERDITE DOVUTE AL CICLO MENSILE?
La donazione di sangue per le donne non ha alcuna controindicazione. Tuttavia lo Stato, attraverso il D.M. 3 marzo 2005 “Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue ed emocompomenti”, proprio in considerazione del problema rappresentato nella domanda cautela le donne imponendo un massimo di due donazioni l’anno, che, invece, per l’uomo salgono a quattro. Il monitoraggio costante della emoglobina, effettuata preliminarmente ad ogni donazione, e del ferro, assicurano la tutela della salute delle donatrici. Le stesse risultano essere particolarmente adatte alla donazione di plasma in aferesi che non incide assolutamente sulla parte corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).
MA I RISULTATI DELLE MIE ANALISI NON VENGONO A CONOSCENZA DEL PERSONALE DELL’AVIS?
La massima discrezionalità e segretezza dei risultati delle analisi vengono garantite dal segreto medico e dalla normativa sul trattamento dei dati personali (DLgs. 196/2003) che individua le figure responsabili e quindi anche perseguibili al trattamento dei dati in questione.
PERCHÉ I DONATORI AVIS SONO “PERIODICI”?
L’attività di AVIS è finalizzata a promuovere una donazione sicura del sangue e a rispondere efficacemente alle esigenze dei bisogni mirati e quindi programmati dei Servizi Trasfusionali, in funzione dell’obiettivo della sicurezza. L’Associazione annovera tra le proprie file solo donatori periodici, cioè donatori che ad intervalli regolari si recano presso le strutture trasfusionali per donare il loro sangue. I donatori AVIS sono inoltre anonimi, volontari non retribuiti e responsabili. Queste persone quindi, a differenza dei donatori occasionali, sono molto controllate dal punto di vista medico, poiché vengono costantemente sottoposte ad un’accurata visita e ad attenti controlli sul loro sangue e, dato che la loro scelta di donare è libera, non condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili degli occasionali. Il ricorso ai donatori periodici consente inoltre la programmazione della raccolta del sangue, la possibile “conversione” dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella differenziata mediante aferesi, una migliore gestione anche delle situazioni di urgenze – emergenze e di effettuare educazione sanitaria.
DONANDO PERIODICAMENTE, NON CORRO IL RISCHIO DI ASSUEFARMI ALLA DONAZIONE, PER CUI ALLA FINE DONARE DIVENTA UNA MIA NECESSITÀ?
La donazione periodica non implica nessun processo di assuefazione nel senso scientifico del termine, ove per assuefazione si intende l’impossibilità di rinunciare alla pratica di determinati comportamenti (vedi assunzione di droghe), assumendo in questo caso, una connotazione negativa. Nel caso della donazione del sangue esiste una regola di periodicità nella donazione per garantire la sicurezza del sangue donato. Se la conseguenza a compiere quest’atto di estrema solidarietà può essere quello di ripeterlo a scadenze regolari questo non potrà che farci sentire meglio nel senso della gratificazione che si può provare nell’aiuto dato gratuitamente a qualcuno, avendo recuperato un valore umano prezioso.
IL MIO SANGUE È RARO; PERCHÈ MAI DOVREI DONARLO AD ALTRI?
Donare il proprio sangue è un atto volontario e gratuito e rappresenta una delle massime espressioni di manifestazione di solidarietà verso gli altri. E’ un atto di estrema generosità che permette di salvare la vita di altre persone. Proprio il fatto che il sangue sia raro e, soprattutto, non riproducibile in laboratorio, implica la necessità di metterlo a disposizione di altri individui che potrebbero trovarsi in situazione di bisogno. Pensa se al loro posto i fossi tu…
COS’È LA DONAZIONE DI PLASMA?
Il sangue è composto per il 45% circa da cellule, la parte corpuscolata, e per il 55% circa da plasma, la parte liquida. Le funzioni del plasma sono numerose: mantiene costante il volume di sangue circolante; da ai tessuti e alle cellule sostanze prevalentemente di tipo nutritivo e di regolazione (ormoni, vitamine); raccoglie tutte le sostanze di rifiuto derivanti dal metabolismo delle cellule e le elimina attraverso le reni e il sudore; interviene nei processi di difesa immunologica e nelle coagulazioni. Oggi è possibile effettuare una donazione mirata, detta aferesi, donazione cioè solo di alcuni componenti del sangue e, tra questi, il plasma. Nell’aferesi (termine greco che significa l’atto del “portar via”), attraverso l’uso di moderni apparecchi chiamati separatori cellulari, si ottiene dal sangue del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha necessità in quel particolare momento, restituendogli, contemporaneamente, i restanti elementi. Ciascun separatore cellulare centrifuga o filtra istantaneamente il sangue che defluisce da un braccio del donatore trattenendo il componente ematico necessario e restituendogli il rimanente. Con il prelievo in aferesi si ottengono concentrati cellulari o plasmatici più ricchi e quindi più idonei per un’efficace terapia trasfusionale di supporto. Una volta raccolto, il plasma viene conservato diversamente dal sangue intero e dai concentrati di globuli rossi, venendo subito congelato (se a temperatura inferiore a 30° C, può essere utilizzato per un periodo massimo di 12 mesi).
CHE COS’È L’AUTOTRASFUSIONE?
È una procedura trasfusionale che si realizza mediante predeposito, recupero perioperatorio, emodiluizione. Il più utilizzato è il predeposito che è una tecnica trasfusionale che consiste nel prelevare il sangue da un donatore che sarà anche lo stesso ricevente, allo scopo di compensare le perdite ematiche che si possono verificare nel corso di interventi chirurgici programmati. In questa situazione si provvede al prelievo di unità di sangue dal paziente, in fasi successive, fino a raggiungere la quantità prevedibilmente necessaria, alcuni giorni prima dell’intervento in modo da consentirne l’eventuale utilizzo. Il sangue così ottenuto viene conservato secondo le metodiche tradizionali e quindi restituito, in caso di necessità, durante l’operazione. I principali vantaggi dell’autotrasfusione consistono nell’eliminazione delle reazioni di incompatibilità e del rischio di trasmissione di malattie infettive; nella riduzione del rischio di immunizzazione da antigeni diversi, con possibili manifestazioni a distanza; nel considerevole risparmio di sangue che è possibile conseguire, soprattutto per quanto riguarda i gruppi più rari.
QUALI VANTAGGI HO AD ISCRIVERMI ALL’AVIS?
Un nostro slogan recita: “Donare sangue: una scelta per gli altri, una scelta per se stessi”. In questa essenza c’è la risposta alla domanda. A livello individuale si ha la gratificazione morale di concorrere alla soluzione di un grave problema e l’orgoglio di appartenere ad una componente attiva del volontariato socio-sanitario. Inoltre, donare regolarmente sangue garantisce al donatore un controllo costante del proprio stato di salute attraverso visite mediche ed accurati esami di laboratorio, eseguiti ad ogni prelievo.
CON QUALE DENARO FUNZIONA L’AVIS?
L’AVIS è una associazione di volontari che sostiene economicamente la propria azione con i rimborsi, stabiliti da un decreto ministeriale ed erogati per convenzione con le Aziende Sanitarie, delle spese sostenute per la promozione della donazione, l’invio dei donatori ai Centri Trasfusionali e/o per la raccolta diretta delle unità di sangue. Altre fonti di finanziamento sono costituite da contributi di Enti Locali e donazioni private. Essendo una associazione di volontariato nessun socio, impegnato nell’associazione a qualunque titolo e con qualunque funzione, percepisce compensi. Sono stipendiati tutti i dipendenti che svolgono un lavoro permanente nell’associazione. Come previsto dalla legge sul Volontariato n. 266/91, tutti i volontari sono assicurati.
OGNI ANNO SENTO PARLARE DI CARENZA ESTIVA, MA NON CI PENSANO I DONATORI?
La carenza di sangue nei mesi estivi è purtroppo un dato di fatto, per cui spesso si rilevano nelle Regioni forti contrazioni nella raccolta a fronte di un fabbisogno stabile, poiché la partenza per le vacanze interrompe drasticamente i consueti flussi di raccolta. La donazione dei donatori abituali non è sufficiente a scongiurare il pericolo della carenza, creando seri problemi per i malati. Per questa ragione AVIS, da anni ha avviato un’attività di sensibilizzazione nei confronti della popolazione per garantire l’afflusso dei donatori a intervalli regolari presso le strutture trasfusionali, e ridurre il ricorso alle donazioni occasionali che sono un fattore di rischio per la sicurezza delle trasfusioni.